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L’INTERVENTO LASER MIOPIA

La miopia può essere corretta con un intervento laser con le tecniche PRK, LASIK e SMILE.
I valori di miopia che si possono correggere con il laser dipendono dallo spessore e dai valori delle curvature della cornea, e dal diametro della pupilla.
Di solito si possono correggere con il laser fino a 8-9 diottrie di miopia.
L’intervento di correzione laser è un intervento ambulatoriale della durata di alcuni minuti ed è indolore. 
L’anestesia viene eseguita con anestetico in collirio e l’intervento richiede che il paziente sia collaborativo.
Con l’intervento di PRK si ottiene un recupero visivo che permette di riprendere le abituali attività come leggere o guidare dopo 8-10 giorni, mentre con l’intervento di LASIK o SMILE il recupero è pressochè immediato ed è possibile svolgere queste attività già dopo 1-2 giorni.
Dopo l’intervento il paziente dovrà instillare colliri per qualche mese e proteggere gli occhi dal sole con occhiali scuri.
La  scelta di quale intervento eseguire verrà fatta dal chirurgo oculista in base all’entità del difetto da correggere, alle curvature e allo spessore della cornea, allo stato della superficie oculare, alle abitudini di vita e all’età del paziente.
Per ulteriori informazioni sulla chirurgia laser e sulle tecniche PRK, LASIK e SMILE si veda la sezione: intervento laser PRK, LASIK, SMILE.

CHIRURGIA REFRATTIVA (DOMANDE SU)

Quali sono i defetti  che si possono correggere con la chirurgia refrattiva?
E’ possibile correggere  miopia, ipermetropia e astigmatismo. La correzione della presbiopia presenta forti limiti: buoni anche se parziali risultati si ottengono con la correzione laser se la presbiopia  associata all’ipermetropia. Una possibile altra soluzione per corregere la presbiopia, da attuarsi nella correzione laser di un difetto refrattivo, è la miopizzazione dell’occhio non dominante in modo da privilegiarne la visione da vicino. Per verificare se questa condizione è ben sopportata è consigliabile riprodurla prima dell’intervento facendo indossare lenti a contatto.  Buoni risultati nella correzione della presbiopia infine si ottengono nell’intervento di facoexersi con impianto di lenti multifocali.

Da che età è consigliabile eseguire un intervento di chirurgia refrattiva?
Il criterio  è la stabilità del difetto refrattivo, quando cioè il difetto è stabile da un certo tempo perché l’occhio ha completato il suo periodo di crescita anatomica?

Fino a che valore si può correggere la miopia, l’ipermetropia e l’astigmatismo?
I limIti della correzione laser dei difetti refrattivi sono dettati dalla necessità che la cornea conservi adeguate caratteristiche geometriche e strutturali. La cornea costituisce la principale lente dell’organo della vista. Il trattamento laser modifica la curvatura della cornea appiantendola nella correzione della miopia e dell’astigmatismo miopico e incurvandola nella correzione di ipermetropia e astigmatismo ipermetropico. Inoltre la correzione laser comporta la rimozione di tessuto e quindi un assotigliamento della cornea. Entrambe queste modificazioni devono avvenire entro certi limiti.
Si può affermare che mediamente è possibile correggere la miopia fina a 8-9 diottrie,  ipermetropia fino a 4-5 diottrie e l’astigmatismo fino a  5 diottrie.

Fino a  che età è possibile sottoporsi alla chirurgia refrattiva?
Non esiste un età limite per sottoporsi alla chirurgia refrattiva. E’ però necessario che i tessuti oculari siano normali: Il cristallino non presenti segni di cataratta e la lacrimazione sia adeguata.

Quali tecniche si possono usare nella chirurgia refrattiva laser?
Si distinguono tecniche di superficie: PRK, lasek,   queste tecniche prevedono la rimozione dell’epitelio con vari metodi e il rimodellamento della cornea sottostante con il laser ad eccimeri.
La lasik che prevede la conservazione dell’epitelio attraverso la creazione di un lembo superficiale di cornea contenente l’epitelio. Questo lembo viene ribaltato per eseguire il trattamento con laser ad eccimeri e poi riposizionato. Il lembo in origine veniva  creato con uno strumento tagliente meccanico: il microcheratomo. L’avvento del laser a femtosecondi, un laser che permette di creare un piano nel tessuto corneale senza produrre tagli, ha reso questa tecnica precisa e sicura.
Un ultima tecnica chiamata Smile prevede l’ asportazione dall’interno dello stroma corneale di un lenticolo di tessuto ottenuto con il laser a femtosecondi di spessore determinato in base al difetto da correggere.

Quali sono le differenze fra la  lasik con laser a femtosecondi e la PRK?
La tecnica lasik con laser a femtosecondi garantisce gli stessi risultati della PRK ma consente un recupero visivo molto più rapido. Già il giorno dopo l’intervento la qualità della visione  è tale da consentire  di svolgere una vita normale. Inoltre  questo intervento evita i postumi fastidiosi e talvolta dolorosi che si manifestano i primi 2 o 3 giorni dopo l’esecuzione della PRK.
Tuttavia non tutti i pazienti sono candidabili all’intervento di lasik con laser a femtosecondi. Devono presentare uno spessore corneale sufficientemente elevato per poter da essere sottoposti a questo intervento. Inoltre per i soggetti più giovani, per i quali vi è  una maggior rischio di progressione nel tempo e quindi maggior probabilità di necessitare di un ritrattamento, è preferibile eseguire un intervento di PRK poiché il ritrattamento presenta minori difficoltà

Quali differenze ci sono nel decorso operatorio fra la tecnica PRK e lasik?
Le differenze sono nei tempi di recupero e nelle caratteristiche del decorso post operatorio. Quando si esegue una PRK si rimuove l’epitelio corneale che impiega circa 3 giorni per rigenerarsi. In questo periodo l’occhio lacrima e la visione è annebbiata. Dopo la riformazione dell’epitelio la qualità della visione migliora progressivamente e di solito, dopo 8-10 giorni , è possibile riprendere le attività abituali. Quando si esegue una lasik il decorso post operatorio è indolore e immediato. Il paziente può già vedere bene il giorno dopo.

In base a quale criterio viene scelto l’intervento di PRK o lasik?
L’intervento di lasik eseguito con il laser a femtosecondi presenta gli stessi profili di sicurezza dell’intervento di PRK mentre offre tempi di recupero più rapidi e minor fastidi post operatori. Per questi motivi quando è possibile  è il trattamento da preferire. Tuttavia nell’intervento di lasik  il trattamento viene eseguito a maggiore profondità rispetto alla PRK quindi è necessario che la cornea presenti uno spessore sufficiente a renderla idonea al questo trattamento. Per questo motivo valori di miopia molto elevati difficilmente potranno essere trattati con la tecnica Lasik. Al contrario la presbiopia in cui viene trattata la periferia della cornea, vanno preferibilmente  trattati con  la tecnica Lasik.
Per i ragazzi più giovani la PRK  è il trattamento di scelta poiché in queste persone la probabilità che il difetto nel tempo possa ulteriormente progredire è più alta e i  ritrattamenti sono più semplici da eseguire con PRK. Stessa scelta a favore della PRK và fatta per gli sportivi che eseguono attività a rischio di trauma, poiché un trauma corneale in un occhio sottoposto a PRK è potenzialmente meno dannoso  che in un occhio sottoposto a lasik.

Quali sono le possibili complicanze degli interventi di chirurgia refrattiva?
E’ importante nella chirurgia refrattiva una corretta scelta dei candidati. Non tutti i pazienti per età, condizioni generali, condizioni oculari ed entità del difetto possono essere sottoposti ad intervento. Una corretta selezione del paziente evita la comparsa di complicanze di rilievo.
Possibili complicanze sono la regressione ovvero un minima ricomparsa del difetto refrattivo entro il primo anno per effetto dei processi ripartivo-cicatriziali che interessano la cornea e, nel caso della PRK, la comparsa di haze, ovvero una lieve riduzione della trasparenza corneale che può comparire nei primi mesi dopo l’intervento. Con i laser che si utilizzano oggi queste complicanze sono rare e sono curabili con un’adeguata terapia medica in collirio.

E’ possibile sottoporsi ad intervento di chirurgia refrattiva con il Sistema Sanitario Nazionale?
I livelli essenziali di assistenza prevedono l’erogazione degli interventi di chirurgia refrattiva con il sistema sanitario nazionale nei seguenti casi: astigmatismo superiore alle 4 diottrie, differenza di difetto refrattivo tra i due occhi di almeno 4 diottrie solo per l’occhio con il difetto più elevato, difetti refrattivi esito di  interventi chirurgici sull’occhio.

E’ possibile la correzione di difetti che non possono essere trattati con il laser?
Per difetti di entità troppo elevata per essere corretti con la chirurgia laser si può ricorrere all’impianto di una lente intraoculare segueno questi criteri:
nelle persone giovani che ancora conservano la capacità di messa a fuoco da vicino è possibile impiantare una  lente intraoculare conservando il cristallino, sempre che l’occhio presenti lo spazio sufficiente per poter introdurre una lente.  Queste lenti possono essere introdotte in camera anteriore davanti all’iride a cui vengono fissate o dietro all’iride tra quest’ultima e il cristallino.
Per persone oltre i 40-45 anni è possibile eseguire un intervento di facoexeresi (asportazione del nucleo del cristallino con impianto di lente nel sacco capsulare). Questo intervento, che nella modalità di esecuzione è analogo all’estrazione di cataratta, permette di correggere miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia con l’introduzione di lenti multifocali.

INTERVENTO DI VITRECTOMIA

L’intervento di vitrectomia consiste nell’asportazione del corpo vitreo.
Tale intervento viene eseguito sia per rimuovere il corpo vitreo, sia per eseguire manovre chirurgiche sulla retina.
L’intervento di vitrectomia viene eseguito per curare il distacco di retina, per rimuovere le membrane epiretiniche (pucker maculare), per trattare il foro maculare, per asportare il vitreo in cui si è verificata un’emorragia (emovitreo), come succede nella retinopatia diabetica o nelle occlusioni venose retiniche in cui si sono formati dei neovasi, per asportare il vitreo, intorbidito a causa di un’uveite cronica posteriore o interessato da un processo infettivo come nell’endoftalmite.
L’intervento di vitrectomia viene generalmente eseguito in anestesia locale.
Nell’occhio vengono praticati tre piccoli fori, in cui vengono introdotti gli strumenti con cui si eseguono le manovre chirurgiche.
Durante l’intervento di vitrectomia possono essere eseguite alcune manovre, come il trattamento laser della retina.
Il vitreo rimosso con la vitrectomia viene sostituito con un liquido avente una densità simile all’acqua.
In alcuni casi, come nell’intervento per distacco, il vitreo può essere sostituito con gas o con olio di silicone, i quali hanno la funzione di tamponare le rotture retiniche.
Alcune di queste sostanze, come i gas, si riassorbono spontaneamente e vengono naturalmente sostituite da acqua; altre, come l’olio di silicone, devono essere rimosse con un successivo intervento.

TRAPIANTO DI ENDOTELIO CORNEALE – DSAEK e DMEK

Il trapianto di endotelio corneale (cheratoplastica endoteliale) è un intervento chirurgico indicato nei pazienti che presentano una perdita di trasparenza della cornea a causa di una malattia dell’endotelio corneale.

L’endotelio costituisce lo strato più interno della cornea, e riveste un ruolo di fondamentale importanza nel mantenimento della trasparenza corneale.

La cornea, per le sue caratteristiche osmotiche, tende a richiamare acqua al suo interno; ciò aumenta la distanza fra le lamelle di collagene, e riduce la trasparenza del tessuto. Questo effetto è bilanciato dall’endotelio, che svolge un’azione di pompa, trasferendo acqua dall’interno all’esterno della cornea.

Danni all’endotelio corneale possono verificarsi per diverse cause: degenerazioni congenite, distrofia di Fuchs, distrofia endoteliale polimorfa, esiti di interventi chirurgici, attacchi di glaucoma, malattie infiammatorie croniche dell’occhio.

Un danno all’endotelio riduce il numero di cellule efficienti, e impedisce un’efficace azione di pompa, provocando una perdita irreversibile della trasparenza corneale.

Tale perdita di trasparenza è spontaneamente irreversibile, poiché le cellule endoteliali non si rigenerano.

Alcuni anni fa è stata introdotta una tecnica chirurgica che ha sostituito la cheratoplastica perforante nella terapia di questa malattia.

Detta tecnica chirurgica, chiamata DSAEK (Descmetic Stripping Automated Endothelial Keratoplasty), prevede la sostituzione dell’endotelio corneale malato con l’endotelio di un donatore.

Le fasi di questo intervento sono: l’asportazione dell’endotelio del paziente attraverso una piccola incisione nella cornea, la preparazione e l’inserimento nella camera anteriore dell’occhio di una lamella di tessuto corneale formata da endotelio, membrana di Descemet e stroma corneale ottenuta sezionando la cornea  del donatore, l’iniezione in camera anteriore di una bolla d’aria che, posizionando il paziente supino con lo sguardo in alto, spinge il tessuto introdotto ad aderire alla cornea ricevente senza ricorrere a suture.

Fig.1. Lembo di DSAEK costituito da endotelio e stroma del donatore aderente alla cornea ricevente dopo essere stato posizionato con l’iniezione in camera anteriore di una bolla d’aria.  

Fig.2. OCT: in vivo il lembo del donatore e la cornea ricevente.

Di più recente introduzione è un intervento ancora più selettivo chiamato DMEK, in cui viene introdotto nell’occhio il solo endotelio corneale.

Questo intervento, decisamente di maggiori difficoltà tecniche, assicura un più rapido recupero della funzione visiva e un minor rischio di rigetto rispetta a DSAEK (Fig.3).

Fig.3. Confronto tra DSAEK e DMEK. Si noti la differenza di spessore del tessuto introdotto nei due interventi: nella DSAEK viene inserita assieme all’endotelio una porzione di stroma corneale; nella DMEK viene introdotto nell’occhio il solo endotelio corneale.

Entrambe queste tecniche assicurano importanti vantaggi rispetto alla tradizionale cheratoplastica perforante:

  • Non necessitano di sutura se non alcuni punti sulle incisioni corneali che vengono presto rimossi. Ciò garantisce un rapido recupero della funzione visiva. Nella cheratoplastica perforante, viceversa, possono generarsi astigmatismi, talvolta elevati, che impediscono un rapido ristabilimento della funzione visiva.
  • E’ un intervento ripetibile senza grosse difficoltà qualora la vitalità del lembo trapiantato non si rivelasse soddisfacente.
  • E’ un intervento cosiddetto a bulbo chiuso, ovvero l’occhio non viene mai privato della copertura corneale, a differenza della cheratoplastica perforante. Questo riduce molto i rischi legati al verificarsi di una complicanza come l’emorragia espulsiva, evento raro ma molto temibile quando si verifica in un intervento ad occhio aperto come è la cheratoplastica perforante.

L’intervento di cheratoplastica endoteliale, sia DSAEK che DMEK, viene eseguito in anestesia locale.

Dopo l’intervento, il paziente deve rimanere alcune ore in posizione supina, con lo sguardo in alto per permettere alla bolla d’aria iniettata nell’occhio di far aderire l’endotelio introdotto alla cornea ricevente.

Il recupero visivo avviene progressivamente in alcune settimane.

TRAPIANTO DI CORNEA PERFORANTE

Il trapianto di cornea perforante (cheratoplastica perforante) consiste nella rimozione di una porzione di cornea a tutto spessore, che viene sostituita con una cornea prelevata da un donatore.
Tale tipo di trapianto è indicato in presenza di lesioni che coinvolgono tutto lo spessore corneale o nei casi in cui, per diversi motivi, non sia eseguibile, o sia particolarmente difficoltosa, l’esecuzione di una chirurgia selettiva.
La cheratoplastica perforante, che costituiva fino a non molti anni fa l’unico tipo di trapianto di cornea, oggi in molti casi viene sostituita dalla cheratoplastica lamellare profonda (DALK o PD-DALK) o dalla cheratoplastica endoteliale (DSAEK o DMEK).
Tuttavia, molti chirurghi ancora oggi preferiscono affidarsi a tale tecnica, che peraltro costituisce un’indicazione obbligata in caso di perforazione corneale o di lesione che coinvolga il tessuto della cornea in toto.
L’intervento prevede l’asportazione mediante un trapano corneale di anello centrale di cornea, il taglio di un anello di analoghe dimensioni (di solito appena più grande) dalla cornea del donatore, o del tessuto asportato, e la sutura di questo con la cornea ricevente. (Figg.1 e 2).

L’intervento può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia locale, a seconda del caso, delle preferenze del chirurgo e del paziente.
Il decorso post operatorio prevede la permanenza dei punti di sutura per almeno 1 anno.
Il recupero visivo è generalmente progressivo.
La persistenza di astigmatismo elevato può condizionare la qualità della visione almeno fino alla rimozione dei punti, e, talvolta, può richiedere l’esecuzione di procedure per la correzione dell’astigmatismo da effettuare dopo la rimozione dei punti.
In ultimo, deve essere data adeguata importanza al rischio di rigetto, che sussiste sempre, ma è più elevato in alcuni casi, come negli esiti di cheratite da Herpes, o in presenza di patologie croniche infiammatorie dell’occhio.
Dopo ogni intervento, deve essere somministrata una terapia per la prevenzione del rigetto e, in caso di comparsa di segni di rigetto, la terapia immunosoppressiva deve essere instaurata più presto possibile.

IL TRAPIANTO DI CORNEA LAMELLARE ANTERIORE (DALK o PD-DALK)

L’intervento di trapianto lamellare anteriore (cheratoplastica lamellare anteriore) è indicato in tutte quelle malattie della cornea che interessano il tessuto corneale, e nelle quali vi è l’endotelio corneale (lo strato più interno della cornea) sano.
E’ l’intervento di scelta per il cheratocono, le opacità corneali esito di infezioni, traumi non a tutto spessore, degenerazioni corneali che non coinvolgono l’endotelio.
Detto intervento consiste nella sostituzione della gran parte del tessuto della cornea con la sola conservazione dello strato più interno; infatti, l’intervento garantisce una buona qualità visiva quando viene asportato il tessuto corneale in profondità conservando il solo endotelio corneale e la sovrastante membrana di Descemet (intervento chiamato DALK), o vengono lasciate poche decine di microns di tessuto al di sopra della membrana di Descemet ( PD-DALK ) (Fig.1).

Nel caso in cui non si sia ottenuta una separazione del tessuto corneale dalla membrana di Descemet iniettando la bolla d’aria, si deve procedere ad asportare manualmente il tessuto corneale fino a avvicinarsi il più possibile alla membrana di Descemet, e quindi impiantare il lembo del donatore.
L’intervento di cheratoplastica lamellare anteriore può essere eseguito in anestesia locale o generale, ed è da preferire alla cheratoplastica perforante per i seguenti motivi:

  • Viene conservato l’endotelio corneale del paziente, con conseguente eliminazione del rischio che si verifichino reazioni di rigetto rivolte contro l’endotelio del donatore, le quali costituiscono la prima e più seria causa di rigetto del trapianto di cornea. In particolare, la chirurgia lamellare è indicata per quei casi che sono a maggior rischio di rigetto, come le opacità della cornea che costituiscano esito di infezioni da herpes, o di ustioni.
  • La conservazione dell’endotelio del  paziente, che possiede un numero di cellule ed una vitalità superiori all’endotelio della cornea del donatore, garantisce al trapianto una sopravvivenza decisamente più lunga.
  • E’ una chirurgia a bulbo chiuso, quindi più sicura. Viene minimizzato il rischio legato al verificarsi di un’emorragia espulsiva, evento non frequente ma molto temibile in caso di cheratoplastica perforante, che viceversa può costituire un’evenienza del tutto irrilevante durante un intervento di cheratoplastica lamellare.
  • Vengono escluse le complicanze derivanti dall’assenza della camera anteriore per  scarsa tenuta della ferita chirurgica.
  • Il minor rischio di rigetto permette di eseguire trapianti più ampi riducendo l’astigmatismo, il quale costituisce una delle cause che possono rendere più lungo il recupero di una qualità visiva ottimale.

L’intervento di cheratoplastica lamellare anteriore può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia locale a seconda del caso, delle preferenze del chirurgo e del paziente.

Il decorso post operatorio prevede la permanenza dei punti di sutura di solito per 1 anno.

Il recupero visivo è generalmente progressivo.

La persistenza di astigmatismo elevato può condizionare la qualità della visione almeno fino alla rimozione dei punti, e talvolta richiedere l’esecuzione di procedure per la correzione dell’astigmatismo da eseguire dopo la rimozione dei punti.

IL TRAPIANTO DI CORNEA

La cornea costituisce la parte anteriore del bulbo oculare.
Insieme al cristallino, essa svolge la funzione di lente, ossia contribuisce a deviare la luce in modo che la luce proveniente dagli oggetti vada a fuoco sulla retina.
Per svolgere correttamente questa funzione, è necessario che la cornea abbia una forma geometrica regolare (grossolanamente simile ad una sezione di sfera), e che sia trasparente.
Tutte le malattie che riducono la trasparenza della cornea (malattie infettive, degenerative, traumi, scompenso dell’endotelio corneale), o che ne alterano le caratteristiche geometriche (degenerazioni stromali come il cheratocono, o la degenerazione corneale pellucida) in modo da alterare gravemente la capacità visiva, necessitano del trapianto della cornea, che consiste nella sostituzione del tessuto malato con dell’altro sano prelevato da un donatore.
Oggi  si possono eseguire diversi tipi di trapianto:

Cheratoplastica perforante
Essa consiste nella sostituzione della cornea in toto.
Questo intervento è da riservarsi ai casi in cui ci sia un danno che interessa la cornea in tutto il suo spessore.  

Cheratoplastica lamellare anteriore profonda descmetica o predescmetica (DALK o PD-DALK)
L’indicazione alla cheratoplastica lamellare vi è per tutte le malattie della cornea che riducono significativamente la qualità visiva, ma in cui è preservata l’integrità dell’endotelio corneale.
Malattie degenerative come il cheratocono o la degenerazione corneale pellucida, degenerazioni stromali profonde, opacità corneali che siano esiti di traumi o di processi infettivi, trovano nella cheratoplastica lamellare la più corretta soluzione terapeutica.
In particolare, la cheratoplastica lamellare è particolarmente indicata in quelle patologie in cui i rischi di rigetto del lembo trapiantato sono maggiori, come nelle opacità esiti di cheratite erpetica, nelle ustioni o nei traumi con marcata alterazione della superficie oculare.

Cheratoplastica endoteliale (DSAEK e DMEK)
E’ indicata nei pazienti che presentano una perdita di trasparenza della cornea a causa di una malattia dell’endotelio corneale.
Danni all’endotelio corneale possono verificarsi per diverse cause: degenerazioni congenite, esiti di interventi chirurgici, attacchi di glaucoma, malattie infiammatorie croniche dell’occhio.

TEST DI SHIRMER

Il test di Schirmer valuta la produzione quantitativa delle lacrime.

COME SI ESEGUE?
Dopo aver tamponato l’occhio chiuso per rimuovere le lacrime in eccesso, si pone una striscia di carta assorbente, senza anestesia topica, alla giunzione tra il terzo medio e laterale della palpebra inferiore.
Si invita il paziente a rimanere con gli occhi aperti o chiusi senza strizzare.
Se dopo 5 min in due occasioni successive non si inumidisce la striscia per almeno 5 mm, il paziente è affetto da un deficit di produzione delle lacrime.

A COSA SERVE?
Il test di Shirmer permette di valutare la produzione della lacrime.
Esso ci permette, quindi, di riconoscere quelle forme di occhio secco che sono determinate da un deficit di produzione, il che si verifica nelle malattie infiammatorie autoimmuni come la sindrome di Sjögren, l’artrite reumatoide (o lupus eritematoso sistemico), e nel corso di malattie infiammatorie cicatriziali, come il pemfigoide cicatriziale o la sindrome di Stevens-Johnson.

L’INTERVENTO PER LA CATARATTA SECONDARIA

La cataratta secondaria è un’opacizzazione della capsula che sostiene la lente intraoculare impiantata durante l’intervento di cataratta.
Per rimuovere l’offuscamento prodotto dalla cataratta secondaria, si interviene con un trattamento di  laser YAG, forando la capsula posteriore.
Il trattamento laser viene eseguito ambulatorialmente alla lampada a fessura dopo avere dilatato la pupilla con un collirio, è indolore e ottiene un totale recupero della qualità visiva. Il paziente dovrà instillare un collirio antiinfiammatorio per qualche giorno dopo l’intervento.

L’INTERVENTO PER ALTA MIOPIA, IPERMETROPIA, ASTIGMATISMO

Nei casi in cui vi siano difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo, troppo elevati per poter esser corretti con un trattamento laser, si presentano due alternative.

1 – L’impianto di una lente intraoculare mantenendo integro il cristallino naturale (cd. impianto di lente fachica)
Questo intervento presenta il vantaggio di mantenere intatta la funzione dell’accomodazione, ossia la capacità che hanno le persone giovani di mettere a fuoco le immagini da vicino, ed è da prendere in considerazione in età giovanile, quando la funzione accomodativa è ancora efficiente, non oltre i 35 anni di età.
Diversi sono gli interventi chirurgici a seconda del modello della lente e della sede di impianto prevista.
Lenti che vengono impiantate in camera anteriore e fissate al tessuto irideo (lenti ad enclavazione iridea).
Lenti da camera posteriore che vengono impiantate tra iride e cristallino.
L’intervento di impianto di lente fachica viene eseguito in day surgery ed è indolore.
L’occhio viene anestetizzato con un collirio.
Il recupero visivo è molto rapido.
Non in tutti i casi è possibile impiantare una lente fachica.
In base all’entità del difetto da correggere e alle condizioni dell’occhio, il chirurgo oculista valuterà l’indicazione a questo intervento.

2 – La facoexeresi refrattiva
Consiste nell’asportazione del nucleo del cristallino e nella sua sostituzione con una lente intraoculare.
Detto intervento è da riservarsi ai casi in cui la capacità di messa a fuoco da vicino (cd. accomodazione) è marcatamente ridotta o esaurita, e comunque non va eseguito prima dei 40 anni.
Si possono correggere miopia, ipermetropia e difetti astigmatici anche molto elevati impiantando lenti toriche; inoltre, si può ottenere una visione nitida anche per media distanza o vicino impiantando lenti intraoculari multifocali o a profondità di fuoco costante (lenti EDOF).
L’intervento chirurgico è lo stesso che si esegue nell’asportazione della cataratta.
In questo caso, però, non viene asportato un nucleo di cristallino opacizzato, bensì un nucleo trasparente.
E’ un intervento eseguito in anestesia locale con anestetico in collirio ed è indolore.
Il recupero visivo è molto rapido, e dopo qualche giorno si può riprendere a svolgere le proprie attività abituali.

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