Skip to main content

L’INTERVENTO LASER IPERMETROPIA

L’ipermetropia può essere corretta con tecniche laser PRK o LASIK, anche se generalmente per la correzione dei questo difetto si usa la tecnica LASIK.
i valori d’ipermetropia che si possono correggere con il laser dipendono dallo spessore, ma soprattutto dalle curvature della cornea.
La correzione dell’ipermetropia ottiene buoni risultati per valori che non superano le 4-5 diottrie; inoltre, la curvatura centrale della cornea dopo il trattamento non deve superare i valori di 48-49 diottrie.
Nella correzione laser dell’ipermetropia la cornea assume una curvatura tale da favorire un miglioramento della visione da vicino, per cui correggendo l’ipermetropia dopo i 45 anni, quando vi sono difficoltà anche nella visione da vicino, al contrario della miopia, si ottiene un sensibile miglioramento della visione da vicino, a differenza di quanto succeda correggendo la miopia alla stessa età.
L’intervento di correzione laser è un intervento ambulatoriale della durata di alcuni minuti ed è indolore. 
L’anestesia viene eseguita con anestetico in collirio e l’intervento richiede che il paziente sia collaborativo.
Con l’intervento di PRK si ha un recupero visivo che permette di riprendere le abituali attività come leggere o guidare dopo 8-10 giorni, mentre con l’intervento di LASIK il recupero è pressoché immediato ed è possibile svolgere queste attività già dopo 1-2 giorni.
Dopo l’intervento il paziente dovrà instillare colliri per qualche mese e proteggere gli occhi dal sole con occhiali scuri.
Occorre ricordare che dopo la correzione dell’ipermetropia, qualunque sia la  tecnica utilizzata, è possibile attraversare una fase di miopizzazione, ovvero un periodo transitorio in cui è migliore la visione per vicino che quella da lontano.

Quando l’ipermetrope ricorre alla chirurgia laser? 
L’ipermetropia, soprattutto se non molto elevata, si manifesta in tutta la sua entità in età adulta, quando l’accomodazione (il meccanismo che ci permette di mettere a fuoco da vicino e che il soggetto ipermetrope usa anche per la visione da lontano) comincia a venir meno, di solito intorno ai 40 anni.
In questo momento il soggetto ipermetrope avverte la sensazione di non vedere più come prima anche utilizzando gli occhiali che aveva sempre utilizzato; egli avverte difficoltà prima nel vedere nitido da vicino e poi anche lontano, unitamente ad una sensazione di affaticamento nel guardare.
E’ di solito in questo momento che l’ipermetrope sente la necessità di correggere in modo definitivo il difetto.
Per ulteriori informazioni sulla chirurgia laser e sulle tecniche PRK e LASIK si veda la sezione: intervento laser PRK, LASIK, SMILE.

L’INTERVENTO LASER ASTIGMATISMO

L’astigmatismo può essere corretto con le tecniche laser PRK o LASIK.
L’astigmatismo può essere corretto con la chirurgia laser se è un astigmatismo regolare. Non possono essere corretti con queste tecniche gli astigmatismi irregolari che sono causati da malattie degenerative della cornea, come il cheratocono.
L’astigmatismo spesso si presenta associato a miopia o ipermetropia.
Se ciò si verifica, entrambi i difetti vengono corretti nello stesso intervento.
I valori di astigmatismo che si possono correggere con il laser dipendono dallo spessore, delle curvature della cornea e dal diametro della pupilla.
Di solito, si possono correggere con il laser fino a 4-5 diottrie di astigmatismo.
L’intervento di correzione laser è un intervento ambulatoriale della durata di alcuni minuti ed è indolore. 
L’anestesia viene eseguita con anestetico in collirio e l’intervento richiede che il paziente sia collaborativo.
Con l’intervento di PRK si ha un recupero visivo che permette di riprendere le abituali attività come leggere o guidare dopo 8-10 giorni, mentre con l’intervento di LASIK il recupero è pressoché immediato ed è possibile svolgere queste attività già dopo 1-2 giorni.
Dopo l’intervento il paziente dovrà instillare colliri per qualche mese e proteggere gli occhi dal sole con occhiali scuri.
La  scelta di quale intervento eseguire verrà fatta dal chirurgo oculista in base all’entità del difetto da correggere, alle curvature e allo spessore della cornea, allo stato della superficie oculare, alle abitudini di vita e all’età del paziente.

Per ulteriori informazioni sulla chirurgia laser  e sulle tecniche PRK e  LASIK si veda la sezione: intervento laser PRK, LASIK, SMILE.

INTERVENTO PER DISTACCO DI RETINA DALL’ESTERNO

(CERCHIAGGIO)

Nell’intervento per distacco di retina dall’esterno il riaccollamento della retina viene ottenuto spingendo dall’esterno la sclera e l’epitelio pigmentato contro la retina, e spingendo dall’interno la retina contro l’epitelio pigmentato e la sclera.
La spinta dall’esterno viene prodotta posizionando intorno al bulbo oculare una fascia di materiale inerte ed elastico (chiamato cerchiaggio), che, una volta stretto, riduce il diametro del bulbo oculare, e applicando, in corrispondenza della rottura, un ulteriore inserto che spinge più in profondità la sclera (piombaggio).
La spinta dall’interno viene ottenuta iniettando nell’occhio un gas, più leggero dell’umor vitreo (e che tende, quindi, ad andare verso l’alto), il quale, una volta posizionata correttamente la testa del paziente, esercita una pressione sulla retina spingendola contro l’epitelio pigmentato e la sclera.
Il contatto tra i due tessuti non è sufficiente a garantire un’adesione duratura tra retina ed epitelio pigmentato.
Affinché tale adesione venga mantenuta, è quindi necessario che a livello della rottura si generi una fibrosi cicatriziale tra le due strutture.
Ciò viene ottenuto creando una cicatrice attraverso un procedimento di criocoagulazione (applicazione del freddo).
Per far sì che la fibrosi cicatriziale divenga efficace, sono necessari alcuni giorni in cui i due tessuti, retina ed epitelio pigmentato, devono rimanere a contatto.
Ciò è assicurato dalla spinta del gas che permane alcuni giorni prima di riassorbirsi spontaneamente.
In tale periodo di tempo è necessario che il paziente operato mantenga una posizione del capo tale da permettere una spinta efficace del gas.
L’intervento di distacco può essere eseguito in anestesia locale o in anestesia generale.
La decisione se operare un distacco di retina con un intervento dall’esterno o con un intervento di vitrectomia viene presa dal chirurgo oculista in base alle caratteristiche del distacco, al numero, alle dimensione, alla localizzazione e alla visibilità delle rotture.
Il recupero dell’acuità visiva dopo l’intervento di distacco può essere completo o parziale, soprattutto se il distacco ha coinvolto la parte centrale della retina, la cd. macula.
Generalmente, la deformazione del bulbo oculare prodotta dal posizionamento del cerchiaggio e del piombaggio causano un aumento di miopia e astigmatismo.

L’INTERVENTO DI CATARATTA

La terapia della cataratta è esclusivamente chirurgica.
La scelta del momento in cui operare viene fatta dal medico con il paziente, tenendo conto delle esigenze quotidiane del paziente.
La cataratta deve essere operata quando costituisce un ostacolo allo svolgimento delle abituali attività come guidare o vedere correttamente la sera.

Chirurgia della cataratta
L’intervento di cataratta consiste nella  rimozione del nucleo del cristallino opacizzato (cataratta), il quale viene sostituito con una lente intraoculare artificiale che viene alloggiata all’interno del sacco capsulare del cristallino originario.
L’intervento viene eseguito al microscopio operatorio.
E’ un intervento veloce che consente il ritorno a domicilio appena eseguito l’intervento; è indolore, e l’anestesia viene eseguita con l’instillazione di un collirio.
L’intervento di cataratta consente un recupero funzionale molto rapido tanto che, molto spesso, il paziente operato già vede correttamente il giorno successivo all’intervento.
L’impianto della lente garantisce una corretta visione da lontano senza occhiali, se non vi sono importanti difetti astigmatici pregressi, mentre richiede l’uso di occhiali per vedere vicino.
E’ possibile correggere difetti come l’astigmatismo e la presbiopia impiantando lenti Premium Multifocali e Toriche.
Queste lenti consentono una visione nitida per lontano, intermedio e vicino, garantendo al paziente un’indipendenza dall’uso di occhiali.
La scelta di quale di queste lenti impiantare verrà fatta dal medico dopo un colloquio e un’attenta analisi delle esigenze del paziente.

Lenti toriche
Le lenti toriche sono lenti che correggono il difetto astigmatico.
Esse possono essere impiantate per correggere modesti astigmatismi e garantire una visione nitida senza occhiali, così come per correggere astigmatismi molto elevati che sono fortemente invalidanti per l’acuità visiva.

Lenti multifocali
Le lenti multifocali hanno più fuochi (due o tre), che permettono di mettere a fuoco a diverse distanze: per lontano, per vicino (distanza di lettura) e per distanze intermedie (cucinare, guardare il cruscotto, leggere uno spartito musicale).
Esse garantiscono una visione buona da lontano, da vicino e nell’intermedio.
Esistono anche nella versione torica per pazienti astigmatici.

Lenti EDOF a profondità di fuoco estesa
Le lenti EDOF a profondità di fuoco estesa presentano un unico fuoco esteso che sostituisce i più fuochi delle lenti multifocali.
Queste lenti garantiscono un’ottima visione da lontano e per l’intermedio, ma sono meno efficienti delle lenti multifocali nella visione da vicino.
Esse, tuttavia, ottengono un’ottima acuità visiva anche in condizioni di bassa luminosità, come durante la guida notturna.
Si tratta di lenti indicate per le persone più giovani che si sottopongono all’intervento di cataratta e svolgono una vita particolarmente attiva.

Descrizione dell’intervento di cataratta
L’Intervento di cataratta prevede l’esecuzione di anestesia mediante instillazione di colliri.
Per accedere al cristallino viene praticata un’incisione in cornea di circa 2 millimetri che non necessita di punti di sutura.
Dopo avere eseguito un’apertura della capsula anteriore (capsuloressi), il chirurgo rimuove il nucleo del cristallino attraverso un processo di frantumazione e aspirazione, che viene eseguita con una sonda ad ultrasuoni (facoemulsificazione).
Alcune fasi dell’intervento, capsuloressi e suddivisione del nucleo, oggi si possono anche eseguire con il laser a femtosecondi.
L’ultima fase dell’intervento consiste nell’impianto di una lente intraoculare che viene alloggiata nel sacco capsulare.
Oggi si utilizzano lenti intraoculari pieghevoli, che vengono inserite con iniettori dedicati e che si allargano una volta entrate nell’occhio.
Ciò permette di non allargare la ferita chirurgica non provocando astigmatismo.
La ferita chirurgica di solito non necessita dell’applicazione di punti di sutura.

L’INTERVENTO DI ASPORTAZIONE DI PTERIGIO

Nell’intervento di asportazione dello pterigio il maggior rischio è rappresentato dalla possibilità che lo pterigio recidivi nel tempo.
Tra le varie tecniche di asportazione che sono state proposte, quella che garantisce una maggior sicurezza nella prevenzione della recidiva è l’asportazione associata a una rimozione ampia e radicale della membrana fibrovascolare sottostante.
La congiuntiva residua viene arretrata, e davanti a questa viene trapiantato con funzione di barriera un lembo di congiuntiva prelevato da un altro settore e incollato con colla di fibrina.
L’intervento viene eseguito in regime di day hospital in anestesia locale, ed è indolore.
Nel decorso post operatorio il paziente dovrà instillare colliri antibiotici/antinfiammatori e lacrime artificiali per circa 1 mese.

L’INTERVENTO DI ASPORTAZIONE DI CALAZIO

L’intervento di asportazione di calazio deve essere eseguito dopo che si è risolta la fase acuta/infettiva, per evitare la disseminazione dell’infezione della ghiandola di Meibomio al circostante tessuto palpebrale.
L’intervento viene eseguito ambulatorialmente con anestesia locale.
Dura circa 15-20 minuti e consiste nella rimozione del granuloma.
Nel caso in cui venga eseguito con approccio dall’esterno, vengono posizionati dei punti di sutura, che vengono rimossi dopo 8-10 giorni.
Se il calazio viene operato dall’interno, non è necessario rimuovere eventuale sutura la quale, nel caso in cui venga applicata, è una sutura riassorbibile.
Il decorso operatorio prevede il bendaggio per le prime  24 ore, e l’applicazione di pomata antibiotica e antinfiammatoria sulla ferita chirurgica fino alla rimozione della sutura se l’intervento è eseguito dall’esterno, l’installazione di un collirio se viene eseguito dall’interno.

INTERVENTO LASER PRK, LASIK, SMILE

La chirurgia refrattiva è la chirurgia finalizzata alla correzione dei difetti visivi cd. refrattivi: miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia.
A questo scopo, ci si può avvalere di tecniche laser, miranti a modificare la curvatura della cornea; e di tecniche chirurgiche, che comportano la sostituzione del nucleo del cristallino con l’impianto di lente intraoculare, o l’impianto di lente intraoculare conservando il cristallino (impianto di lente fachica).
Nel correggere un difetto refrattivo, la chirurgia laser, ove attuabile, è l’opzione da preferire, sia per la minore invasività, sia per la rarità delle complicanze.

Chirurgia refrattiva laser
La chirurgia laser utilizza il laser ad eccimeri, un laser che agisce con estrema precisione asportando sezioni di tessuto delle dimensioni di alcuni microns, rimodellando il profilo corneale secondo uno schema che viene precedentemente impostato in  funzione di dati che devono essere valutati dal chirurgo prima del trattamento.
Per eseguire un corretto intervento di chirurgia refrattiva, è essenziale eseguire un adeguato inquadramento del difetto da correggere.
Il trattamento di un difetto refrattivo mediante laser richiede una scrupolosa selezione, che tenga conto dell’entità del difetto da correggere, degli spessori corneali, dell’entità e della regolarità delle curvature della superficie della cornea, dell’assenza di segni di sfiancamento corneale, nonché dell’assenza di condizioni patologiche oculari e sistemiche, che possono influenzare in maniera negativa il decorso post operatorio.

Gli esami che il chirurgo oculista deve eseguire prima del trattamento sono:

  • valutazione della refrazione a pupilla normale e a pupilla dilatata
  • topografia corneale
  • pachimetria corneale
  • tomografia della cornea
  • aberrometria
  • pupillometria
  • visita oculistica con attenta valutazione delle condizioni oculari globali e, in particolare, della superficie oculare.

Criteri per una corretta scelta del trattamento
Sommariamente possiamo qui elencare i criteri che devono guidare la scelta del chirurgo nel proporre un trattamento di chirurgia refrattiva:

  1. La cornea deve mantenere certe caratteristiche geometriche.
    Non si può alterare eccessivamente la curvatura corneale senza peggiorare la qualità visiva.
  2. E’ essenziale che la cornea sottoposta a chirurgia refrattiva mantenga degli spessori sufficienti a garantirne la stabilità nel tempo, evitando una progressiva deformazione (ectasia), che può compromettere in modo grave la funzione visiva.
    Per tale ragione, vanno ricercati ed esclusi dal trattamento quegli occhi che presentano cornee con irregolarità di spessore e di curvatura, segni di potenziale instabilità corneale (cheratocono).
  3. Vanno esclusi dal trattamento occhi affetti da importanti alterazioni della lacrimazione e della superficie oculare per patologie oculari o sistemiche.

Quante diottrie si possono correggere con il laser?
La possibilità di correggere un difetto visivo di una determinata entità dipende dallo spessore e dai valori di curvatura corneale, dal diametro della zona ottica da trattare, nonché dal profilo di ablazione utilizzato dal laser.
Tenendo conto di queste variabili, si può affermare che mediamente i valori dei difetti refrattivi trattabili sono i seguenti:

  • miopia (fino a 8-9 diottrie)    
  • ipermetropia  (fino a 4-5 diottrie)
  • astigmatismo  (fino a 4-5 diottrie)
  • presbiopia (esistono profili di ablazione che ottengono una parziale correzione della presbiopia). I migliori risultati si ottengono quando la correzione della presbiopia è associata alla correzione dell’ipermetropia.

Tecniche di correzione laser dei difetti refrattivi
Esistono diverse tecniche utilizzate nella chirurgia laser per la correzione dei difetti visivi:

PRK
Con tale tecnica è possibile correggere miopia, ipermetropia e astigmatismo.
Nella PRK la cornea viene rimodellata con il laser ad eccimeri subito al di sotto dell’epitelio corneale, che viene asportato prima del trattamento laser.
E’ una tecnica sicura, consolidata, semplice da eseguire.
L’intervento dura pochi minuti, è indolore, l’anestesia viene eseguita con un collirio.
Dopo l’intervento viene posizionata una lente a contatto, che viene mantenuta fino a una completa ricrescita dell’epitelio, solitamente 3-4 giorni.
Il recupero visivo è progressivo (di solito si riesce a fare attività come leggere o guidare dopo una decina di  giorni).
Esiste la possibile comparsa di haze: temporanea riduzione della trasparenza corneale legata ad attività tessutale infiammatoria-riparativa.
Detta complicanza è, in realtà, un’evenienza molto rara con i moderni laser, e generalmente regredisce prontamente dopo un’adeguata terapia medica con colliri.

LASIK
Nella LASIK viene creato un lembo di tessuto di spessore definito con precisione di microns grazie all’uso di un secondo laser: il laser a femtosecondi (un laser in grado di generare delle bolle di gas tra la fibre corneali. In questo modo viene creato un piano di separazione all’interno della cornea).
Il lembo che rimane unito al resto della cornea per un arco di circonferenza viene sollevato, rimodellata la cornea con il laser ad eccimeri, ed infine riposizionato.
L’intervento di LASIK è indolore, ha una durata di circa 10 minuti, l’anestesia viene praticata con l’instillazione di un collirio.
Tale tecnica consente di non asportare l’epitelio della cornea, come invece avviene nella PRK.
Ciò garantisce un recupero quasi completo della qualità visiva già dopo 1-2 giorni, la completa assenza di dolore post operatorio, nonché la riduzione degli stimoli infiammatori provocati dall’assenza dell’epitelio.
In passato, il lembo della LASIK veniva ottenuto con uno strumento meccanico dotato di lama, chiamato microcheratomo.
Detto strumento, meno preciso e sicuro del laser a femtosecondi, può causare alcune complicanze, come taglio incompleto del lembo, taglio della cerniera e, soprattutto, lembi di spessori maggiori di quanto previsto, con eccessivo assottigliamento e conseguente indebolimento della cornea sottostante, e il rischio che nel tempo la cornea vada incontro alla comparsa di ectasia (deformazione del tessuto con alterazione delle caratteristiche geometriche, e decadimento della qualità visiva).
Oggi, la LASIK eseguita con il microcheratomo è una tecnica da considerarsi non più attuale e non sufficientemente sicura.

SMILE
Con questa tecnica è possibile correggere miopia e miopia associata ad astigmatismo.
Nella SMILE la variazione di curvatura della cornea viene ottenuta asportando dall’interno della cornea un lenticolo di tessuto ottenuto con il laser a femtosecondi.

Quali fra le diverse tecniche è preferibile utilizzare?
La LASIK garantisce un recupero più rapido della visione rispetto alla PRK e assenza di fastidio post operatorio; tuttavia, produce un maggior assottigliamento della cornea e una più lenta normalizzazione della lubrificazione della superficie oculare.
Tutte le tecniche elencate sono efficaci e sicure, purché venga posta la corretta indicazione chirurgica.
Sarà il chirurgo oculista -in base all’entità del difetto da correggere, alla valutazione delle curvature e dello spessore della cornea, alle condizioni della superficie oculare, all’età e alle abitudini di vita del paziente- a indicare e a scegliere con il paziente l’intervento più idoneo per lui.

Quali sono i tempi in cui è possibile riprendere le abituali attività?
Dopo essersi sottoposti all’intervento di PRK ci vogliono circa 8-10 giorni per poter riprendere attività come leggere o guidare l’automobile.
Di solito, si acquista un’ottima capacità visiva dopo 20- 30 giorni.
Per la LASIK, i tempi di recupero sono molto più rapidi.
E’ possibile riprendere queste attività dopo 1-2 giorni.
Per tutte le tecniche è possibile riprendere attività fisica o sportiva già dopo 8-10 giorni. Per le attività sportive svolte in acqua, è bene astenersi fino a un mese dall’intervento.
Occorre ricordare che dopo la correzione dell’ipermetropia, qualunque sia la tecnica utilizzata, è possibile attraversare una fase di miopizzazione, ovvero un periodo transitorio in cui è migliore la visione da vicino che quella da lontano.

INTERVENTI DI CHIRURGIA DELLA PALPEBRA

Per la correzione di difetti funzionali della palpebra come la ptosi, l’entropion e l’ectropion, esistono diversi interventi.
Il corretto intervento chirurgico viene individuato dal chirurgo oculista in funzione dell’entità del difetto e in base alla causa che lo ha prodotto.
Tutti gli interventi devono mirare a ristabilire i fisiologici rapporti anatomici delle palpebre con il bulbo oculare e la normale funzionalità nei movimenti delle palpebre.
In particolare, è fondamentale che la chirurgia non vada ad alterare la corretta chiusura delle palpebre, sia durante le ore di veglia che durante il sonno.
Un’incompleta chiusura delle palpebre, infatti, è causa di alterazione della normale dinamica delle lacrime la quale, a propria volta, provoca la formazione di erosione e di ulcere della cornea.
Gli interventi sulla palpebra vengono svolti in regime ambulatoriale con anestesia locale.
Dopo l’intervento, il paziente deve medicare la ferita chirurgica con pomate contenenti antibiotici e antinfiammatori fino alla rimozione dei punti di sutura.

L’INIEZIONE INTRAVITRELE DI ANTIVEGF E CORTISONICI

L’iniezione intravitreale è una modalità di somministrazione di alcuni farmaci, che vengono  iniettati in camera vitrea.
In questo modo, i farmaci che devono agire sulla retina, e comunque nella porzione posteriore dell’occhio, raggiungono concentrazioni più alte, e quindi maggiormente efficaci che se venissero somministrati in forma di collirio, pomate, per bocca o per endovena.
Vengono iniettati per via intravitreale i farmaci antiangigenici (anti VEGF), che vengono utilizzati nella cura della degenerazione maculare senile essudativa, dell’edema nella retinopatia  diabetica e nelle trombosi retiniche.
Inoltre, possono essere iniettati per via intravitreale cortisonici a lento rilascio utilizzati per la cura dell’edema nella retinopatia diabetica e nelle trombosi retiniche.
Questi farmaci hanno modificato in senso positivo il decorso di queste malattie, arrestandone il decorso e la progressione del deterioramento visivo, migliorando in alcuni casi anche in maniera importante la qualità visiva.
I protocolli d’utilizzo prevedono l’esecuzione di cicli di terapia, che spesso devono essere ripetuti.
L’iniezione richiede solo qualche minuto, e viene fatta ambulatorialmente; tuttavia, deve essere eseguita in ambiente sterile o in una sala operatoria, o comunque in ambiente con  i necessari requisiti di sterilità.
Il paziente dovrà instillare una soluzione antisettica in collirio qualche giorno prima dell’intervento e un collirio antibiotico nei giorni successivi.

L’IMPIANTO DI LENTE PER MACULOPATIA

In alcuni casi di maculopatia in fase cicatriziale, è possibile migliorare la visione da vicino e la capacità di lettura impiantando specifiche lenti intraoculari.
Il medico oculista, in base a esami specifici, può stimare, valutando il residuo visivo e l’estensione della maculopatia, il potenziale recupero della capacità di lettura e il miglioramento della visione da vicino.
L’intervento consiste nell’impianto di specifiche lenti che migliorano la visione da vicino, e può essere eseguito durante l’intervento di rimozione della cataratta, inserendo una lente intraoculare specifica che magnifica la visione da vicino, oppure anche dopo avere eseguito l’intervento di cataratta, inserendo una lente aggiuntiva che viene collocata davanti alla lente impiantata durante l’intervento di cataratta.
L’intervento viene eseguito in regime di day surgery ed è indolore.
L’anestesia è locale, e viene eseguita con l’instillazione di un collirio.
L’impianto di queste lenti permette di ingrandire l’immagine da vicino come visualizzato nell’immagine.
Ciò riduce il disturbo dato dalla presenza di un’area di non visione nel campo visivo (scotoma), prodotta dalla maculopatia.
Non tutti i pazienti affetti da maculopatia possono trarre un beneficio dall’impianto di queste lenti.
I candidati all’impianto sono i pazienti che sono in grado di utilizzare un’area di retina sana non troppo lontana dalla macula.
Ciò dipende da quanto estesa è l’area di retina ammalata.
L’oculista, per decidere correttamente l’impianto, deve eseguire alcuni test che permettono di valutare il potenziale miglioramento della qualità visiva.

kocaeli web tasarım firmaları istanbul web tasarım firmaları ankara web tasarım firmaları izmit web tasarım firmaları gebze web tasarım firmaları izmir web tasarım firmaları kıbrıs web tasarım firmaları