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TRAPIANTO DI ENDOTELIO CORNEALE – DSAEK e DMEK

Il trapianto di endotelio corneale (cheratoplastica endoteliale) è un intervento chirurgico indicato nei pazienti che presentano una perdita di trasparenza della cornea a causa di una malattia dell’endotelio corneale.

L’endotelio costituisce lo strato più interno della cornea, e riveste un ruolo di fondamentale importanza nel mantenimento della trasparenza corneale.

La cornea, per le sue caratteristiche osmotiche, tende a richiamare acqua al suo interno; ciò aumenta la distanza fra le lamelle di collagene, e riduce la trasparenza del tessuto. Questo effetto è bilanciato dall’endotelio, che svolge un’azione di pompa, trasferendo acqua dall’interno all’esterno della cornea.

Danni all’endotelio corneale possono verificarsi per diverse cause: degenerazioni congenite, distrofia di Fuchs, distrofia endoteliale polimorfa, esiti di interventi chirurgici, attacchi di glaucoma, malattie infiammatorie croniche dell’occhio.

Un danno all’endotelio riduce il numero di cellule efficienti, e impedisce un’efficace azione di pompa, provocando una perdita irreversibile della trasparenza corneale.

Tale perdita di trasparenza è spontaneamente irreversibile, poiché le cellule endoteliali non si rigenerano.

Alcuni anni fa è stata introdotta una tecnica chirurgica che ha sostituito la cheratoplastica perforante nella terapia di questa malattia.

Detta tecnica chirurgica, chiamata DSAEK (Descmetic Stripping Automated Endothelial Keratoplasty), prevede la sostituzione dell’endotelio corneale malato con l’endotelio di un donatore.

Le fasi di questo intervento sono: l’asportazione dell’endotelio del paziente attraverso una piccola incisione nella cornea, la preparazione e l’inserimento nella camera anteriore dell’occhio di una lamella di tessuto corneale formata da endotelio, membrana di Descemet e stroma corneale ottenuta sezionando la cornea  del donatore, l’iniezione in camera anteriore di una bolla d’aria che, posizionando il paziente supino con lo sguardo in alto, spinge il tessuto introdotto ad aderire alla cornea ricevente senza ricorrere a suture.

Fig.1. Lembo di DSAEK costituito da endotelio e stroma del donatore aderente alla cornea ricevente dopo essere stato posizionato con l’iniezione in camera anteriore di una bolla d’aria.  

Fig.2. OCT: in vivo il lembo del donatore e la cornea ricevente.

Di più recente introduzione è un intervento ancora più selettivo chiamato DMEK, in cui viene introdotto nell’occhio il solo endotelio corneale.

Questo intervento, decisamente di maggiori difficoltà tecniche, assicura un più rapido recupero della funzione visiva e un minor rischio di rigetto rispetta a DSAEK (Fig.3).

Fig.3. Confronto tra DSAEK e DMEK. Si noti la differenza di spessore del tessuto introdotto nei due interventi: nella DSAEK viene inserita assieme all’endotelio una porzione di stroma corneale; nella DMEK viene introdotto nell’occhio il solo endotelio corneale.

Entrambe queste tecniche assicurano importanti vantaggi rispetto alla tradizionale cheratoplastica perforante:

  • Non necessitano di sutura se non alcuni punti sulle incisioni corneali che vengono presto rimossi. Ciò garantisce un rapido recupero della funzione visiva. Nella cheratoplastica perforante, viceversa, possono generarsi astigmatismi, talvolta elevati, che impediscono un rapido ristabilimento della funzione visiva.
  • E’ un intervento ripetibile senza grosse difficoltà qualora la vitalità del lembo trapiantato non si rivelasse soddisfacente.
  • E’ un intervento cosiddetto a bulbo chiuso, ovvero l’occhio non viene mai privato della copertura corneale, a differenza della cheratoplastica perforante. Questo riduce molto i rischi legati al verificarsi di una complicanza come l’emorragia espulsiva, evento raro ma molto temibile quando si verifica in un intervento ad occhio aperto come è la cheratoplastica perforante.

L’intervento di cheratoplastica endoteliale, sia DSAEK che DMEK, viene eseguito in anestesia locale.

Dopo l’intervento, il paziente deve rimanere alcune ore in posizione supina, con lo sguardo in alto per permettere alla bolla d’aria iniettata nell’occhio di far aderire l’endotelio introdotto alla cornea ricevente.

Il recupero visivo avviene progressivamente in alcune settimane.

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